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Il favoloso mondo dei videogiochi: creazione e realizzazione

 06 aprile 2016
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 Categoria: Videogiochi
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 Scritto da: admin

Per alcuni sono gli artisti del Terzo Millennio, per altri solo creatori di inutili favole per computer. Ma chi sono davvero gli ideatori dei giochi elettronici? Come lavorano? Scopriamolo insieme!


A volte tutto inizia con un sogno bizarro che al risveglio resta vivido in mente. Poi si comincia a osservare la realtà quotidiana con altri occhi, e l'idea si sviluppa, cresce, magari chiacchierando tra amici. Fino a quando, a un certo punto, si avverte l'irrefrenabile necessità di sedersi davanti a un computer e lavorare finché non si è raggiunto il proprio scopo. Quale? Dar vita al sogno. E quando questo primo passo e ormai fatto, ecco che nasce il bisogno di trovare altre persone interessate e, in un batter d'occhio, si crea una squadra con esperti di suoni, luci, colori, movimenti, tutti pronti a riversare in un computer i propri sogni: si sta creando un videogioco. Ma non chiamateli programmatori o informatici! Sarebbe un'offesa.


Per chi la vive, infatti, la creazione di un videogioco è una forma d'arte, dove il pennello è la mente degli autori, la tela lo scuro monitor di un computer. Ovviamente come tutti gli artisti, anche gli sviluppatori di videogiochi sono gelosi dei propri segreti e non sempre è facile entrare all'interno di questo bizzarro mondo.


Il game designer è la persona che ha l’idea iniziale da cui nasce il tutto; ma non è facile come sembra. Una volta avuta l'idea per la realizzazione di un nuovo gioco è indispensabile mettere tutto nero su bianco: bisogna scrivere una prima trama, poi trasformare le parole in una storyboard, cioè in una sequenza di bozzetti che illustrino la storia, quindi iniziare la catratterizzazione dei personaggi ed evidenziare gli elementi dei personaggi ed evidenziare gli elementi salienti del gioco. Solo a questo punto l'idea diventa "pubblica", e scatta l’immancabile scambio di pareri col resto del gruppo. Qualche discussione, le inevitabili modifiche, e la palla passa ai grafici. Il game designer continuerà a seguire il gioco fino alla sua nascita, impostando i vari livelli che dovrà affrontare il giocatore, e supervisionando in ogni fase il lavoro dei grafici.


Primo passo: i grafici

Questi sono probabilmente gli elementi più creativi del gruppo, anche a giudicare dalle loro postazioni di lavoro: disegni, poster e gadget di ogni tipo sono disseminati ovunque e mostrati con orgoglio. Nella fase preliminare i grafici si occupano di realizzare disegni a mano libera, da utilizzare come linee guida per la successiva creazione dei personaggi digitali del gioco. Questa è la parte del lavoro più pesante, richiederà mesi di tempo durante i quali un team di almeno 4 o 5 persone creerà, con programini sviluppati appositamente, tutti gli elementi da inserire nel gioco e le relative animazioni. Facciamo un esempio: un albero che si piega al vento, in un videogioco, sarà composto da almeno tre immagini distinte che, visualizzate te in rapida successione creeranno l'animazione. Questo lavoro, sui personaggi dalle sembianze umane, può richiedere oltre 1000 distinti fotogrammi solo per realizzare una breve corsa.


Il brivido di correre in pista

E siamo ancora alla parte «facile», la realizzazione di un gioco bidimensionale. Il discorso si fa ancora più complicato quando il realismo d'ambiente diventa una delle caratteristiche fondamentali dei videogame e si devono utilizzare i motori grafici tridimensionali. E questo il caso di moltissimi giochi sportivi, primi fra tutti quelli di gare automobilistiche o di moto.


Per realizzare un prodotto completo e ben strutturato è fondamentale la costruzione di un modello credibile, in grado di simulare al meglio le leggi della fisica. In tal caso vengono consultati fisici e piloti professionisti; sono inoltre state studiate con cura maniacale le cartine topognafiche dei percorsi motociclistici. Il tracciato rappresentato nel gioco è in tutto e per tutto identico a quello originale con un errore massimo di un metro. La conferma sulla validità del lavoro arriva dal un test su pista. La moto reale e quella virtuale impiegano lo stesso tempo per percorrere un circuito. Per la realizzazione di un gioco tridimensionale ai grafici si affianca un'équipe di modellatori 3D. A loro il compito di creare i wireframes, cioè i modelli poligonali degli oggetti che si andranno poi ad animare. I grafici penseranno invece a ricoprire ogni singolo triangolo con rivestimenti, dette anche texture, realizzati ricopiando fedelmente l'originale e ipotizzando varie situazioni, per ottenere i diversi momenti della luce solare o l'effetto bagnato.


Non sforzare i cervettoni

Creato il modello-carnpione, decisamente accurato, questo viene semplificato, diminuendo il numero di poligoni da cui è composto pur cercando di non ridurne l'impatto visivo. Questa fase di ottimizzazione del modello 3D è indispensabile: se non avvenisse, il computer del giocatore dovrebbe fare un numero eccessivo di complessi calcoli matematici per poter visualizzare ogni oggetto sullo schermo. Gli alberi ai bordi di un tracciato automobilistico, per esempio, sono composti da due soli poligoni incrociati perpendicolarmente, entrambi rivestiti con l'immagine completa di un albero: così si ottiene un realisino accettabile, senza sovraccaricare il computer.


La grafica 3D facilita le animazioni: non bisognerà più realizzare un diverso modello per ogni fotogramma (frame) d'azione. Qui entrano in campo i programmatori che adotteranno i software già esistenti, o ne creeranno addirittura di appositi, affinchè siano le complesse formule matematiche a far muovere le varie parti dell'oggetto, in modo totalmente realistico. Nel caso di un personaggio umano, per esempio, verrá definita una sorta di ossatura della persona, il software penserà poi a generare l'immagine corretta in base alla posizione e ai vari movimenti dello scheletro digitale.

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